Questo Musical è nato dall'idea di portare in scena il FAUST di J.W. Goethe, indiscusso capolavoro del romanticismo Tedesco per favorire l’approccio di questa opera a un vasto pubblico.

Si dice che Goethe fu ispirato dalla visione di uno spettacolo di marionette (puppenspiele) sulla storia del doktor Faustus (una leggenda popolare molto diffusa in Germania) che lo affascinò.

Come lo stesso Goethe ebbe a dire, quest'opera è" incommensurabile " ed è frutto di un lavoro che lo scrittore tedesco sviluppò durante l'intero arco della sua esistenza, apportando l'ultima revisione, solo pochi mesi prima della morte.

Il Musical si basa sulla prima parte (Erster teil) del poema, opera più giovanile e dallo svolgimento lineare, mentre la seconda parte (Zweiter teil) è stata omessa perchè più allegorica ed onirica, di rara rappresentazione.

L'idea che ci ha portato a mettere in scena questo testo è quello di far accostare più gente possibile a un autore, che può sembrare ostico per il pubblico odierno, sempre più travolto da un teatro senza “anima”, sempre alla ricerca della comicità (siamo diventati i forzati della risata, costi quel che costi) per uno strano timore di risvegliare dal torpore la nostra parte più riflessiva, sensibile e umana.

La Televisione fa la sua parte, proponendo per lo più solo programmi di intrattenimento "spazzatura", che azzerano una certa curiosità intellettuale e la voglia di porsi troppe domande....

Il librettista Alessandro Hellmann mette in bocca a Mefistofele il segreto della longevità: “rimbocca subito, pensieri e maniche e non curarti che di cose piccole; all’alba alzati, col buio sdraiati e come un asino vivi tra gli asini!” Faust però, preferisce bere il filtro magico della Strega.

È esattamente ciò che desidera da noi il demonio: non dobbiamo mai coltivare un pensiero troppo complesso, mai porci troppe domande; al contrario siamo indirizzati verso risposte pre-confezionate e piaceri facili ed immediati.

Questa è la società attuale, che ha innalzato lo “smartphone” a suo nuovo dio.

Non si può però dubitare che siamo ancora in grado di misurarci con le cose grandi, “incommensurabili”, che non dobbiamo aver timore dell'abisso, del buio; questo ci permette, dopo il confronto, di sentirci contemporaneamente più piccoli e tanto più grandi.

Voglio qui ringraziare la compagnia "Il PALCHETTONE" nella persona della regista "Nanni" LEONARDI e gli 8 attori della compagnia che qui agiscono come figuranti. Anche grazie all’entusiasmo e alla disponibilità di queste persone, è stato possibile realizzare lo spettacolo.

Marco KOHLER